Dopo la pandemia, più un nuovo inizio che un rilancio
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Dopo la pandemia, più un nuovo inizio che un rilancio

Nulla sarà come prima neanche quando l’emergenza finirà. Bisognerà puntare sui fattori a lungo termine come etica, sostenibilità e digitale: parola di Simon Anholt, Edoardo Colombo, Paolo Iabichino e Paolo Verri.

Flussi. Presenze. Spesa turistica. Al di là di questi fattori quantitativi, quanto la pandemia abbia influito sulla percezione delle mete tra i viaggiatori rimane una questione ancora aperta. Un tema di enorme rilevanza nel momento in cui molte destinazioni stanno cercando di utilizzare lo “stop & go” imposto dall’emergenza non solo per recuperare visitatori, ma anche per riposizionarsi.

 

Abbiamo chiesto un parere su questo tema complesso a Simon Anholt, che è stato policy advisor di presidenti e primi ministri di oltre 50 Paesi e che cura con IPSOS un autorevole indice di country brand, l’Anholt-Ipsos Nation Brands Index. “La survey che curo con IPSOS indica che, a parte la Cina, nessun Paese ha subito un forte impatto dalla pandemia. Tuttavia, per una destinazione è difficile sempre ‘gestire’ la propria immagine e tutto ciò si può fare è agire in maniera sempre più responsabile, etica ed affidabile”.

 

Una situazione esemplificata dal caso dell’Italia, come spiega ancora Anholt: “L’Italia è stata sempre in prima pagina nella prima fase, spesso ridestando vecchi stereotipi. In Italia ancora più l’industria turistica deve focalizzarsi sui fattori strutturali, come la sostenibilità, la professionalizzazione e la capacità di guardare più alla qualità che alla quantità”.

 

Fattori a lungo termine per i quali fa trasversalmente da abilitatore le tecnologie. “Durante la pandemia le nuove soluzioni digitali sono state adottate anche dalle persone meno abituate ed è cresciuta in modo esponenziale la possibilità di vivere esperienze di viaggio virtuali”, commenta Edoardo Colombo, esperto di trasformazione digitale del turismo. “Non si tornerà alla situazione precedente: l’attenzione verso sicurezza e sostenibilità favorirà destinazioni che sapranno interpretare il cambiamento, attraendo i ‘Nomadi Digitali’ che vogliono essere sempre connessi e possono muoversi per periodi anche lunghi lavorando in remoto da altre città o Paesi”.

 

Secondo Paolo Iabichino, scrittore Pubblicitario, Direttore Creativo, Fondatore Osservatorio Civic Brands con Ipsos Italia e Maestro Scuola Holden, per attrarre questi nuovi target bisogna puntare sugli stili di vita e l’empatia: “Per rilanciarsi il settore deve puntare meno a ‘vendere’ e più a ‘coinvolgere’. La comunicazione deve risuonare al livello dei valori e dell’identità: bisogna andare anche oltre il concetto di ‘experience’, che troppo spesso di traduce in pacchetti preconfezionati, e mettere più autenticità nella narrazione. Una destinazione non può permettersi di aspettare che il viaggiatore sia sul posto per far scattare l’empatia: deve farlo prima”.

 

“In occasione di Torino 2006 col nostro team abbiamo elaborato per primi il concetto di ‘cittadino temporaneo’ – conclude Paolo Verri, attualmente Executive Director Ocean Race presso Comune di Genova –, un nuovo modo di vivere la destinazione che porta valore sia al residenti sia ai visitatori, che non entrano più in modo intrusivo nel contesto ma invece lo arricchiscono. il turismo di domani, soprattutto in Italia, dovrà ridefinirsi in questa direzione: riducendo la frammentazione, diventando più ‘europeo’ e lavorando per differenziare meglio l’esperienza fisica”.